Intervista a Lilith Primavera - Parte 2


Monika: Questa domanda non è rilevante per te perché sembri ultrafemminile, ma sono curiosa di sapere la tua opinione. Sfortunatamente, si dice che la maggior parte di noi sia prigioniera della sindrome del “passare” o “non passare” per donna cis. Sebbene gli interventi di chirurgia estetica aiutino a superarlo, saremo sempre giudicate di conseguenza. Come possiamo affrontare tutto questo?
Lilith: Recentemente mi sono sottoposta a un intervento per rimuovere il silicone dalle labbra e le protesi al seno. A fine anni ‘90 sono incorsa in un medico estetico che mi ha iniettato silicone nelle labbra, senza spiegarmi che materiale fosse. Lo stesso ha usato protesi fuori norma europea che dopo dieci anni ho dovuto togliere. Avrei lasciato a quel punto il mio seno ormonato senza rinforzi esterni, ma il nuovo chirurgo mi convinse a sostituire le protesi con nuove super sicure di ultimissima generazione e non volle togliermi tutto il silicone perché le labbra turgide per lui erano necessarie ad una donna. Queste sovradeterminazioni chirurgiche sono violenze, bisogna stare attente a non diventare la donna, la persona, immaginata da qualcun altro.
Finalmente oggi ho trovato la dottoressa Giulia Lo Russo che a Firenze ricostruisce anche il torace maschile nei ragazzi trans e ha esaudito il mio desiderio di leggerezza. Credo che ogni persona abbia di fronte a sé un bel viaggio di scoperta, quindi dobbiamo ascoltarci, seguire il nostro istinto, essere clementi con noi stesse e fare attenzione a chi mettiamo in mano i nostri corpi, scappando via da canoni estetici stardardizzati e stereotipati, per come la vedo io. Poi libere tutte, assolutamente. La chirurgia è una pratica come un’altra, come farsi un tatuaggio o non farselo. Ricordiamoci poi che il giudizio degli altri è relativo, l’importante è trovarsi con le persone con cui ci si vuole bene. Non con chiunque.
Monika: Tutte paghiamo il prezzo più alto per realizzare il nostro sogno di essere noi stesse. Di conseguenza, la maggior parte di noi perde la famiglia, gli amici, il lavoro e la posizione sociale. Sembra che tu sia riuscita a evitare tali problemi.
Lilith: Ho iniziato a vivermi al femminile a 18 anni, mandando la mia famiglia nel panico. E’ stato difficilissimo: ho perso amicizie, la vicinanza dei miei familiari, anni di scuola, possibilità lavorative e credibilità sociale. Ora sono 25 anni che ho preso la mia strada, e sono cambiata molte volte per trovare il mio equilibrio, ritrovare familiari, creare reti di amicizie, riuscire a pagare l’affitto e le bollette e cercare di non farmi invisibilizzare, per realizzare la mia vita. Dunque no, non è stato facile e ancora non lo è: soffro di sindrome post traumatica da stress, ma ho il mio canetto Ernesto, le mie amicizie più sincere vicine, le cene di Natale in quel che resta della mia famiglia di nascita e sono ancora qui, con una certa voglia di mettermi ancora in gioco.

"Bisogna stare attente a non diventare la donna,
la persona, immaginata da qualcun altro."
Foto: @jordibt

Monika: Ricordi la prima volta che hai visto una donna transgender in TV o hai incontrato qualcuno transgender di persona che ti ha aperto gli occhi e ti ha permesso di realizzare chi sei?
Lilith: La prima volta che ho conosciuto una persona trans, erano gli anni 90 e stavo con qualche amicizia in un posto di incontro dietro al Colosseo, dove ci si trovava dal vivo, perché non c’erano app di incontri, internet non era una cosa per chiunque, e non lo sarebbe stato, qui in Italia, fino ai primi anni 2000. Dunque niente Forum online, o cose così: tutto analogico. Tutto dal vivo.
Lei arrivò favolosa con una coda di cavallo altissima, capelli lunghissimi, stivali con tacco a spillo, favolosa. Cristina, dal Perù. Mi ha folgorata. Ho iniziato a prendere ormoni due settimane dopo.
Monika: Tra i tuoi molti impegni c'è anche quello di attivista per la comunità LGBTQA+. Cosa pensi dell’attuale situazione delle donne transgender nel tuo paese?
Lilith: Tra gli Antichi Romani, c’era chi consigliava di ritirarsi dalla Vita Pubblica compiuti i quarant’anni. Io sarei così tentata, guardandomi intorno e vedendo giornalisti di tv e stampa, gente “di Cultura” che ancora “sbaglia” i pronomi parlando di donne trans, o chi fa politica in cariche ufficiali importanti incitare a discriminazione e a odio, o le TERF infiltrate ovunque nelle televisioni e negli ambienti femministi, di scappare a vivere in campagna e non pensare più a niente! Ma poi sono curiosa, ogni tanto dico la mia, e confido nelle nuovissime generazioni. E così io, da brava “romana de Roma” la scorsa estate mi sono appartata per tre mesi e mezzo su una piccolissima isola della Sicilia, dove abitano solo 60 persone. Canetto Ernesto e me. E non ho ascoltato o cercato news MAI. Un sogno.
Monika: Quando ho fatto coming out al lavoro, i miei colleghi maschi mi hanno trattato come se la transizione avesse abbassato il mio QI. Hai sperimentato la stessa cosa? Pensi che accada perché siamo donne o perché siamo transgender? O entrambi?
Lilith: Perché siamo donne.
Monika: Qual è il tuo miglior consiglio per le donne trans in cerca di impiego?
Lilith: Testa alta e ricordarsi il valore della propria formazione professionale o comunque avere ben presente che qualsiasi lavoro ha valore in quanto si contribuisce alla società in qualche modo. Non farsi trascinare giù da discorsi stereotipati e restare centrate su ciò che il lavoro richiede e ciò che si può offrire a riguardo.
In una società ideale non dovremmo vivere per lavorare. Altrimenti siamo schiavi camuffati.
Monika: Puoi raccontarci qualcosa sull’importanza dell’amore nella tua vita?
Lilith: In questa fase della mia vita, l’Amore Vero è Ernesto, il mio canetto. Per me l’amore è sempre stato molto importante, ma a volte l’ho confuso con l’esigenza di essere accettata e vista e l'ho cercato in molti modi e forme, anche praticando il Tantra!!!
Monika: Molte donne trans raccontano la propria esperienza nel genere letterario del memoir. Hai mai pensato di scriverne uno anche tu?
Lilith: Sì ci ho pensato, e qualche appunto ogni tanto lo prendo, ma ho anche pensato che non mi piace particolarmente leggere le memorie di altre persone, quindi per il momento non scriverò nemmeno le mie.

"l’incompiuto è segno del Divino."

Monika: Cosa consiglieresti a tutte le donne transgender che hanno paura della transizione?
Lilith: Aver paura di transizionare è aver paura di vivere. Un po' di paura è funzionale alla sopravvivenza, ma vivere è un’altra cosa. Comunque ogni vita è interessante e può portare in territori inaspettati e “l’incompiuto è segno del Divino”, una frase che ho letto da qualche parte tanti anni fa e che non so bene cosa possa significare, ma mi risuona molto.
Monika: La mia amica di penna Gina Grahame una volta mi ha scritto che non dovremmo limitare il nostro potenziale a causa di come siamo nate o di ciò che vediamo fare alle altre persone transgender. I nostri sogni non dovrebbero finire su un tavolo operatorio; è lì che iniziano. Sei d'accordo con questo?
Lilith: Sì sono d'accordissimo.
Monika: Lilith, è stato un piacere intervistarti. Molte grazie!
Lilith: Grazie mille!

Tutte le foto: per gentile concessione di Lilith Primavera.
Foto principale: @ricciocapriccio_roma
© 2024 - Monika Kowalska






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