Monika: Lilith Primavera è un'attrice, cantante e attivista LGBTQI+ italiana, uno dei volti amati della serie televisiva “Le fate ignoranti”, diretta da Ferzan Özpetek. È nata a Roma e ha svolto diverse professioni come conduttrice radiofonica, autrice, poetessa e performer. È apparsa anche in diversi film tra cui “Mamma + Mamma” e “Anima bella”. Come cantante ha pubblicato diversi singoli elettropop come “Vanilla”, Polvere e Pelle”, “Molto”, “Taboo”, “Goodbye My Lover”, “Vieni a Prendermi”, “Nuda”, “Quattro Parole”, e “AMAMI”. Ha anche tenuto discorsi in occasione di eventi come Carla 2020, dove ha parlato dell'importanza dei diritti LGBTQ+. Grazie mille per aver trovato un po' di tempo per chiacchierare con me.
Lilith: Grazie Monika e grazie per il tuo prezioso lavoro di ricerca.
Monika: Lilith è un nome così carino. Quando l'ho controllato, mi sono resa conto che proviene dalla mitologia mesopotamica ed ebraica, ed è una figura femminile, teorizzata come la prima moglie di Adamo e presumibilmente la demone primordiale. Si dice che Lilith sia stata bandita dal Giardino dell'Eden per non aver obbedito ad Adamo. Il nome si adatta bene al tuo carattere?
Lilith: Come racconto nel podcast “MALAFEMMINA” (il primo podcast italiano a raccontare di transizione in prima persona, era il 2020) su Storytel, con la regia di Chloè Barreau, questo nome è l’eredità che mi lasciò mia madre quando la incontrai dopo tanti anni di separazione, proprio all’inizio del mio vivermi al femminile. Avevo 19 anni e non ci vedevamo da oltre dieci: i miei genitori hanno divorziato nei primi anni ‘80 e sono stata affidata a mio padre. Non ho più rivisto mia madre che era tossicodipendente e la famiglia di mio padre mi ha tenuta lontana da lei.
Poi ho ripreso i contatti in quei primi tempi di transizione e lei mi ha confidato che mentre era incinta, mi chiamava Lilith. Era un nome che in quegli anni veniva riscoperto dalle femministe, come forza di Autodeterminazione, infatti molte scuole di pensiero dichiarano che Lilith non fu cacciata dal Paradiso Terrestre, ma che lo lasciò lei stessa di sua spontanea volontà.
Posso dire che questo nome in parte si incastrava bene con la mia personalità ribelle e anticonformista, che era predominante quando ero giovane, ma che anche mi ha influenzata negli anni perché ha messo in ombra il mio lato di personalità più legato ai desideri semplici, agli affetti riservati, al focolare domestico, che sto abbracciando da qualche tempo a questa parte.
Monika: Sei una donna dai molti talenti. Ti senti più attrice o cantante?
Lilith: Attrice!
Monika: All'inizio della tua carriera cinematografica sei diventata la musa ispiratrice di Umberto Baccolo. Hai preso parte ai tre cortometraggi da lui diretti: “Chiesa e Stato vol. 1 - Potere spirituale” (2013), “Modellazione di sensazioni analogiche: trasmutazione” (2014), e “Le sorelle Karamazow” (2015). Come ricordi la tua collaborazione con lui?
Lilith: E’ stato un periodo super divertente quello lì! Umberto Baccolo mi ha riconosciuto come sua musa e per lui mi sono messa in gioco molto volentieri. Per Le Sorelle Karamazow e Analogue Sensation abbiamo girato a Berlino, che era una città che nei primi anni del ‘10 frequentavo spesso e volentieri, portando le mie performance di movimento corporeo tra Festival e piccoli locali underground e teatri, spesso aprendo i concerti elettro punk di band amiche con cui facevamo tour improbabili in macchina, attraversando tutta la Germania.
Monika: Dopo aver collaborato con Umberto Baccolo, hai interpretato diversi ruoli in “Mamma + Mamma” (2018), “Abisso nero” (2019) e “Anima bella” (2020), tutti diretti da registi diversi. Potresti approfondirli meglio?
Lilith: Il ruolo in Mamma + Mamma, opera prima della regista Karole Di Tommaso che racconta del desiderio di maternità di una coppia di giovani donne, è stata la mia prima volta su un set cinematografico professionale e siccome credo che le prime volte siano sempre più rare e che quindi bisogna godersele, così è stato: mi sono immersa nell’esperienza al 100%. Nel film accenno una mia poesia, che potete ascoltare nel singolo “VANILLA”.
Per quanto riguarda l’incontro con Dario Albertini, il regista di “Anima Bella”, è stata una folgorazione: mi sono ritrovata nel suo film girato tutto in pellicola, che è un capolavoro di storytelling ed estetica e lui mi ha incastonata in una scena come fossi un diamante. Gli sono molto grata.
Abisso nero è un horror b movie da mettersi le mani nei capelli.
Monika: In “Le fate ignoranti” (2022), interpreti il ruolo di Vera, una donna transgender che fa parte del gruppo di amici di Michele. Quali elementi della tua esperienza hai utilizzato per costruire questo personaggio?
Lilith: Sono andata a cercare l'energia di quando ero più ragazzina, ho fatto un balzo indietro nel tempo e poi su quella energia ritrovata ho messo gli altri elementi tra cui quelli che mi hanno dato dal reparto costumi, trucco e capelli.
Io non vesto come Vera, non mi siedo come lei a tavola, ho una compostezza diversa, ma mi tengo come un regalo quell’energia che mi ha fatto riscoprire, fatta di stupore e curiosità, anche se le scene più drammatiche sono state toste perché ho rivissuto traumi che sono molto lontani nel tempo e che ho elaborato in una vita: ho avuto vicino a me il fantasma della mia matrigna per tutto il film. Con lei le cose sono state molto difficili e la sua non accettazione mi ha profondamente traumatizzata, così come la sua morte improvvisa pochi anni fa, che ha definitivamente sancito come irrisolto il nostro rapporto.
Ci sono tanti modi di essere una persona trans, una donna trans, Vera ne mostra uno, un esempio dei tanti possibili: abbiamo in comune essere entrambe nate maschio ma poi le sue esperienze sono diverse dalle mie. Detto questo il lavoro di attrice prevede anche mischiare le proprie emozioni ed esperienze con quelle del personaggio interpretato, e così ho fatto.
"Vorrei poter interpretari ruoli a prescindere dal fatto che siano cis o trans." Foto: @jordibt |
Dalla prima lettura della sceneggiatura mi sono resa conto che Vera aveva tante possibilità e che a partire dai suoi irrisolti e dal suo stare nel gruppo avevo la possibilità di farla emergere e cambiare. Amo i personaggi fantasy e d’azione e Vera ha proprio un non so che di supereroina che si disvela poco a poco e ho lavorato così: mettendo tanta ricerca in ogni singola frase che diceva sin dalla prima puntata, con tutta l’attenzione che Vera, con il suo amore per le Fate, mette nel gruppo anche quando sembra che sia in un angolo in disparte.
Così potete notare che la postura di Vera cambia leggermente dal primo all’ultimo episodio, il suo stare nello spazio è influenzato dai grandi avvenimenti che vive insieme agli altri: un lutto di una persona cara può innestare tante rivoluzioni. E questo la porta ad affrontare anche le sue criticità.
Negli anni più volte mi sono avvicinata alle arti marziali, forse perché dai 3 anni ai 10 ho praticato la danza classica e le arti marziali sono un po’ una danza, ma ti danno pure quel senso di sicurezza che tante volte mi è venuto a mancare.
Così appena saputo che avrei interpretato Vera ho preso a fare karate per caratterizzare anche la postura, appunto, di Vera, nei vari gesti anche quotidiani: credo che la memoria del corpo sia fondamentale nella caratterizzazione di un personaggio. E lei (spoiler alert) si scoprirà avere a che fare col karate (fine spoiler).
Monika: Come attrice, puoi vantare intelligenza, creatività e bellezza. Mi chiedo sempre perché noi donne transgender non possiamo interpretare i ruoli delle donne cisgender.
Lilith: Per me il tema dell’inclusione non differenziante è centrale: raccontare soggettività peculiari senza differenziarle da quelle che siamo abituati a vedere rappresentate.
Esempio: per una serie tv si cerca un personaggio che ha varie pose, tipo: l’amica del protagonista, che lavora in una hamburgeria. Chi ci mandiamo a fare il casting? Perché non far fare il provino a una donna con sindrome di Down o a una donna trans o una donna con diverse abilità senza che sia richiesta esplicitamente una di queste caratteristiche in sceneggiatura? C’è sempre questa invisibilizzazione odiosa.
E magari costruire anche storie in cui queste persone siano protagoniste senza dover necessariamente mettere la lente di ingrandimento su queste loro caratteristiche, non sarebbe male.
Monika: Qual è l'atteggiamento dell'industria cinematografica italiana nei confronti delle attrici transgender?
Lilith: In Italia qualche esperimento è stato fatto, ma fallendo a volte nella costruzione del personaggio, fatto interpretare ancora da persone sbagliatissime. Quindi più facile trovare personaggi trans interpretati da persone cis che non trovare una persona trans interpretare un ruolo qualsiasi senza che la sceneggiatura richieda di sapere cosa ha tra le gambe. Vorrei poter interpretari ruoli a prescindere dal fatto che siano cis o trans, perché se il ruolo è quello di una “cuoca” o di una “bidella”, a cosa importa sapere altro? Ho scritto qualche plot e una sceneggiatura a riguardo… chissà se troverò con chi attualizzare.
Intanto il mio cortometraggio da regista e interprete, che ho girato la scorsa estate ad Alicudi, inizierà a girare per qualche Festival nei prossimi mesi. Si intitola “Petricore”.
Monika: Finora sembra che tu ti sia concentrata sulla pubblicazione di singoli elettropop. Hai mai pensato di produrre un lungo album?
Lilith: Mi piace molto giocare con la musica, scrivere i testi delle canzoni, andare a ricercare sonorità e generi musicali vari, quindi sì, non mi precludo la possibilità di produrre un album un giorno.
Monika: C’è qualche artista con cui ti piacerebbe collaborare?
Lilith: Lana e Lilly Wachowski, Craig Roberts, Emma Seligman, Tim Burton, Pedro Almodòvar, David Lynch.
Monika: Oltre ad essere una cantante e attrice, hai usato il tuo talento anche per la poesia.
Lilith: Ad oggi metto le mie velleità poetiche nei testi delle mie canzoni.
FINE PARTE 1
Tutte le foto: per gentile concessione di Lilith Primavera.
Foto principale: @ricciocapriccio_roma
© 2024 - Monika Kowalska
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